La rabbia è una malattia virale, trasmessa di norma attraverso il morso di animali a sangue caldo infetti.
La malattia colpisce in modo preminente cani e gatti, meno bovini, equini ed ovi-caprini; in ambiti non urbani, può infettare volpi, tassi, faine, marmotte.
La rabbia è una zoonosi, in quanto anche l’uomo può essere infettato; in questa evenienza, l’esito è quasi sempre mortale.
Nell’animale, la malattia si manifesta dapprima con cambiamenti di umore ed abbondante salivazione.
Dopo alcuni giorni compaiono le manifestazioni tipiche: eccitazione, aggressività facilmente provocabile, alterazioni della fonesi, salivazione abbondante; successivamente si ha uno stadio paralitico, con tremori muscolari, incoordinazione dei movimenti, paralisi progressiva che inizia dagli arti posteriori, fino alla morte per paralisi respiratoria nel giro di ulteriori 4 – 5 giorni. Solo in casi eccezionali, di cosiddetta rabbia muta, la malattia si manifesta fin dall’inizio con paralisi dei muscoli della mandibola e della lingua, che si presenta rilasciata all’esterno ed impossibilità a bere.
Il virus, già durante la fase prodromica, è presente in grande quantità nella saliva degli animali infetti e può essere veicolato attraverso il morso, o la semplice lambitura o leccamento, da animale malato ad animale o uomo sano.
La rabbia urbana è legata alla presenza di animali randagi, cani e gatti; la rabbia silvestre è riscontrata in animali selvatici di cui sopra. Attualmente l’Italia è interessata da casi di rabbia silvestre nelle regioni dell'arco alpino che giustificano restrizioni e precauzioni particolari.